L'sola che non c'è è, più o meno, un'isola con meravigliose macchie di colore qua e là, e banchi di corallo, e vascelli pirati al largo, e selvagge tane solitarie, e gnomi che per lo più esercitano il mestiere di sarto, e caverne attraverso le quali scorre un fiume, e principi con sette fratelli maggiori, e una capanna che sta andando in rovina, e una vecchia signora straordinariamente piccola con il naso a becco ... / ... Di tutte le isole meravigliose, l'isola che non c'è è la più comoda e la più solida : non è nè troppo grande nè troppo articolata, non ha noiosi distacchi tra un'avventura e un'altra, anzi è graziosamente compatta. Quando voi ci giocate, di giorno, dopo averla costruita con le sedie e il tavolo, non ce niente che mette paura ma, nei minuti prima di addormentarvi, diventa reale ... / ... Anche voi adulti ci foste un tempo e, sebbene forse non vi approderete più, a volte potete udire il brusio della risacca ...

lunedì 24 marzo 2008

Voglio una vita spericolata VS Voglio una vita tranquilla la la

Ciao bimbi sperduti,
come sono andati questi brevi giorni di vacanza ? Spero bene a tutti :-D; io li ho passati tra mille dubbi e scervellandomi cercando di dare una risposta a una domanda che odio profondamente "COSA VOGLIO FARE DA GRANDE ?" ... "CERCARE DI REALIZZARE I PROPRI SOGNI, ANCHE SE UN PO FITTIZZI, O CERCARE DI CREARSI UN FUTURO LAVORATIVO REDDITIZIO MA CHE NON RIENTRA AL 100 % NEL MIO CANONE DI LAVORO IDEALE ?"; bè ho tempo per rispondere, purtroppo non tanto, ma ce la devo fare :-), anche se sono sicuro che arriverò il giorno prima ancora a scervellarmi :-). Cambiamo argomento :-D.

Bene vedo dal risultato del sondaggio che con il 47 % di voi preferisce una VITA TRANQUILLA, come poi la preferisce Tricarico :-)

Mentre noto che il 52 % di voi vuole una VITA SPERICOLATA,
come il mitico Vasco :-)

Bè ora vi lascio con un grandissimo bacetto a tutti e alla prossima :-)


Peter

venerdì 7 marzo 2008

Ciao bimbi sperduti,
che si dice ? qui è uno stress completo la mia ultima avventura è stato svuotare lo scatalone della scuola ... quanti ricordi ... ho diecimila "schifezze" in camera, e chi mi conosce lo sa, ma ogni cosa mi ricorda l'avvenimento e mi riporta indietro di qualche anno. C'è stata una severa selezione, hanno conocorso il quaderno di Matematica, di Fisica, di Estimo; tra questi ho trovato un quaderno, mi era famigliare, ma non ricordavo cosa vi fosse dentro, aprirlo mia ha catapultato bruscamente a 13 anni :-) ... era il quaderno delle mie poesiole che scrivevo.
Tra tutte ne ho scelta una in particolare, che alcuni sanno già, da condividere con voi ... spero vi piaccia :-D.

La Notte

La notte è per chi si nasconde, per chi ha paura,

la notte è rimorso per qualche cosa fatta durante la giornata;

perchè quando è notte e stai nel tuo letto pensi alla tua gioranta;

alle tue azioni belle o brutte che siano state;

pensi ai tuoi problemi, agli amici e a tutto ciò che ti è intorno;

pensi chi ami o chi ti a amato;

pensi alla tua vita, quella che vivi oggi e di come potresti viverla in futuro.

Pensi fino a quando la mente si oscura,

facendoti trovare in un mondo tutto tuo dove ciò che accade è solo per tua volotà;

questo mondo è quello dei tuoi sogni.


Spero vi sia piaciuta :-); ora vado, un forte bacio.


Peter

lunedì 3 marzo 2008

Il fiore della felicità



C’era una volta un bosco che non era un bosco qualsiasi, ma un bosco nel quale gli alberi, i sassi e gli animali parlavano come gli esseri umani. C’è anche da dire, però, che questo avveniva solamente di notte. Di giorno era un bosco come tanti altri.In quel bosco nessuno ci aveva mai messo piede in quanto i suoi confini erano segnati da spessi rovi spinosi che scoraggiavano chiunque ad avvicinarsi.Nel paese, in fondo alla valle, si diceva che in quel bosco crescesse il fiore della felicità e che chiunque fosse riuscito a toccare tale fiore sarebbe stato felice per tutta la vita. Come si potrà immaginare tantissime persone si erano messe in cammino per entrare in quel bosco in cerca di quel fiore speciale. Le persone arrivavano piene di entusiasmo e portavano con sé anche delle falci e delle accette per abbattere i rovi poichè sapevano quanto erano spessi, intricati e pungenti.Il fatto è che nessuno riuscì mai ad aprirsi un varco per entrare in quel bosco poichè nel medesimo istante in cui il rovo veniva violentemente reciso, un altro più forte e irto di spine si ergeva davanti a colui che tentava di passare.Un giorno arrivò da quelle parti un giovane che amava molto passeggiare in mezzo ai boschi ed era di temperamento mite e molto curioso. Notò quei rovi spessi ed intricati e cercò fra di loro un passaggio costeggiando quel luogo selvatico lungo il sentiero che lo circondava. Cammina e cammina, il tempo passava, ma il giovane non trovò proprio nessun varco per poter entrare in quel luogo che stava diventando per lui assai misterioso. Si accorse che il sole stava tramontando e la notte cominciava a stendere il suo scuro mantello sopra ogni cosa. Pensò che doveva tornare sui suoi passi e correre velocemente verso il paese. Per fortuna era una notte limpida e serena illuminata dalla luna piena che, come una regina, troneggiava nel cielo stellato. Mentre stava accelerando il passo girò il capo nuovamente verso quel bosco inaccessibile e gli parve di udire delle voci. Si fermò di botto e rimase in ascolto. "Felicità, ora canteremo per te" proferì una vocina lieve lieve. "C’è la luna, possiamo starcene all’aperto" dissero altre voci. Il nostro amico, che si chiamava Otto, non credeva alle proprie orecchie e si alzò sulle punte dei piedi allungando anche il collo per vedere da dove provenivano quelle voci. In quel momento perse leggermente l’equilibrio e, nel ricomporsi, provocò un piccolo rumore sul sentiero sassoso. "C’è qualcuno là fuori" sentì dire dall’interno dei rovi.Siccome Otto era anche un giovane coraggioso, disse: "Chi si nasconde fra i rovi? Non fatemi del male perché ho con me il fucile e sarà peggio per voi" "Oh, non temere" rispose una vocina squillante "noi non facciamo male a nessuno, caso mai sono gli umani che spesso fanno del male a noi" ."Gli umani?" chiese Otto."Si, gli umani, vogliono entrare nel nostro bosco e ci fanno tanto male con le loro falci ed accette." "Ma voi chi siete?" chiese il nostro amico. "Noi siamo quello che vedi davanti ai tuoi occhi" risposero. Allora Otto sgranò i suoi occhioni scuri e vide fra i rovi un’infinità di occhietti vispi puntati su di lui. "Io non capisco chi voi siate" disse "posso entrare per vedere meglio?" chiese. "Solo se poggi il fucile per terra e liberi le mani da ogni cosa" risposero.Allora Otto poggiò il fucile per terra e cominciò a spostare delicatamente i rami spinosi, facendosi largo, finchè giunse davanti ad una piccola radura. Si guardò intorno, ma non vide anima viva, solo quegli occhietti vispi che spuntavano da ogni tronco, ramo e sasso là intorno. All’improvviso si levò nell’aria un coro che intonò una dolcissima canzone mentre una brezza leggera muoveva i fili d’erba e le fronde degli alberi come in una danza.In quel momento il prato fu illuminato da una miriade di fiori bianchi che luccicavano ai raggi della luna.Le voci del coro si smorzarono lentamente e intorno si levò un leggero brusio. Allora, una vecchia quercia che stava di fronte al nostro amico, così parlò: "Caro giovane Otto, questa notte hai visto dove vivono i fiori della felicità. Sono gelosamente custoditi in questo bosco perché non vogliamo che vengano sciupati nel mondo, la fuori. Ora, se tu ne coglierai uno, potrai essere felice per tutta la vita e così pure i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, ma ad una condizione: dovrai sempre seguire la via del bene e fuggire dai sentieri del male. La via del bene è quella che ti indicherà il tuo cuore, quella del male quella che ti indicherà il tuo egoismo. Potrai permettere di toccare il fiore della felicità a tutte le persone che lo desiderano" continuò la vecchia quercia "ma dovrai precisare che l’effetto della felicità svanirà se non osservano ciò che ti ho appena detto". Il giovane Otto allora si chinò e raccolse uno di quei fiori bianchi: "Farò come dici tu, lo prometto, grazie" disse.Nel frattempo stava ormai albeggiando e Otto sentì il desiderio di tornare alla sua casa; si girò per vedere se c’era ancora il piccolo varco fra i rovi e, riconosciutolo, si avviò con passo deciso. Gli occhietti erano spariti e una brezza leggera lo accompagnava fin sull’orlo della stradina.Era fuori. E aveva in mano il fiore della felicità.Giunto al paese raccontò la sua avventura, ma non tutti gli credettero.Taluni però vollero toccare quel fiore e promisero di osservare le raccomandazioni che il giovane aveva ricevuto dalla vecchia quercia.E si sa che furono loro, poi, ad assaporare il raro e squisito sapore della felicità.
Giovanna Giordani